#GrandeResetCivico: qualcosa di buono è ancora possibile
Emilia Urso Anfuso – Fondatrice e Presidente di NoiNazione
Qualche anno fa, in politica si affacciò uno dei tanti movimenti che promettono – periodicamente – di salvare l’Italia e gli italiani dalla mala politica. In alcuni casi questi movimenti nascono e muoiono in breve tempo, quello a cui mi riferisco in questo editoriale, promise di “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”, salvo poi entrarci dentro e sigillarsi sulle ambite poltrone. La storia è nota.
Ai tempi, furono utilizzate dichiarazioni-slogan, quali “E’ il nuovo che avanza” oppure “L’aria del cambiamento” e altre simili, a indicare un nuovo corso della storia italiana che, di fatto, è cambiata. In peggio.
Evidentemente, non possiamo cambiare un sistema che organizza e gestisce dall’alto ogni ambito della vita umana, parlo ovviamente dei grandi sistemi che addirittura dettano le agende ai governi mondiali, come il WEF – il World Economic Forum – che tutto osserva, tutto studia, tutto decide e tutto dirige.
Il Great Reset, di cui si parla ancora come se si trattasse di complottismo di basso livello, ma solo in certi studi televisivi nazionali che non desiderano informare a dovere la popolazione sui fatti reali, esiste ed è qualcosa di assolutamente normale a pensarci bene: non da oggi chi ha potere cerca di assumerne sempre di più e di gestire la gran parte del genere umano.
La faccio breve fornendovi fatti e non parole, attraverso la lettura di questo mio approfondimento pubblicato sulla mia testata giornalistica il 12 Gennaio del 2023: se avete voglia e tempo, prendete atto di prove inoppugnabili di quanto accade sopra di noi
#GrandeResetCivico
Tornando al tema centrale, quello riferito a ciò che eventualmente la popolazione italiana potrebbe fare a suo vantaggio: diverse cose e non di poco conto e valore.
Elencherò di seguito una serie di elementi di riflessione per tutti noi:
- se si pretende rispetto si deve iniziare rispettando il nostro prossimo
- per ottenere una società migliore è necessario essere migliori
- un piccolo gesto unito a tanti altri gesti positivi crea un grande gesto
Sono solo tre tra le tantissime cose che ogni giorno, una popolazione che vive in un paese considerato civile, può fare per migliorare una situazione ormai degenerata sotto ogni aspetto.
A chi oppone resistenza con risposte del tipo: “A cosa servirebbero queste cose, se tutto intorno a noi crolla, se il lavoro non è un diritto così come la salute e l’accesso alle cure, se la capacità economica della classe media è in via di distruzione e il futuro è ormai un’ipotesi senza contenuti certi?
Rispondo volentieri, ancor prima di ricevere concretamente domande di questo genere: ad avviare noi un processo di cambiamento positivo, che produca effetti positivi intanto tra la popolazione, che è stata evidentemente messa nella condizione di odiarsi l’un l’altro per il fatto si aver subito, nel corso dei decenni e ancor di più, dopo l’esplosione della pandemia, una serie di pressioni inaudite e insopportabili.
La guerra tra civili, però, non sortisce vincitori ma solo vittime. Non è guerreggiando tra connazionali, tra lavoratori, tra automobilisti o parenti o condomini, che migliorerà l’assetto sociale di questo paese, anzi. Tutto questo contribuisce ad alimentare il dramma della decadenza della civiltà. Non il contrario.
Tocchiamo con mano, ogni giorno, l’esacerbazione dei toni e dei comportamenti, l’aumento esponenziale di battaglie tra simili. Provate a guardare tutto questo dall’esterno, come spettatori: liti tra automobilisti, attacchi tra cittadini per ragioni risibili, insulti e grida, esasperazione che degenera in risse…
Sapete chi trae vantaggio da tutto questo? La politica. O meglio, la mala politica. Sia essa nazionale, europea o internazionale, che ormai controlla e gestisce le nostre giornate, che ci sembrano scorrere su nostra intenzione ma così non è. Cosa possiamo scegliere liberamente, oggi? Poche cose, effettivamente.
Proviamo allora a scegliere di sovvertire UN elemento, che è quello dell’esacerbazione della violenza, sia essa verbale, mentale, fisica o di solo pensiero. Proviamo a unire, pezzetto dopo pezzetto, la nostra volontà di migliorare la società di cui siamo parte e a ribaltare ciò che è elemento di vantaggio per chi decide le sorti degli esseri umani.
E’ una proposta, la mia, ricca ricca di contenuti che possono solo avvantaggiare noi tutti, che non dobbiamo combatterci bensì unirci in un progetto di creazione di un nuovo mondo, il nostro, fatto di piccoli, modesti ma preziosi gesti che, uniti gli uni agli altri, creano uno sbarramento alla volontà, al progetto di distruggere ogni cosa. Il senso di tutto questo, secondo ciò che viene elaborato da chi decide come dobbiamo vivere, si nasconderebbe tra le pieghe di un mondo futuro migliore.
Migliore per chi? Cosa è migliore per chi sta leggendo queste righe in questo preciso momento? Cosa desidera chi non può decidere? Cosa preferirebbe fare chi non ha più facoltà di scelta?
Per tale motivo vi invito a riflettere sulla questione che ho aperto oggi: creiamo una differenza, abbandoniamo l’obbligo di odio e di violenza che è stato creato a suon di problemi sempre peggiori che si abbattono contro i cittadini, camminiamo uniti verso uno scopo, che inizialmente è quello di creare saggezza in un momento così critico: si può fare ma a patto di volerlo.