Italia! Italia! (L’anello debole del Bel Paese)
Di Claudio Rao
“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!”
Dante Alighieri.
Dal tedesco all’inglese. Da servi di Berlino ad ancelle americane. E perfino sottomessi alla tiara pontificia.
L’Italia, questo strano paese che avrebbe tutto per essere leader. dalla cultura ancestrale alla creatività innovativa.
Eppure, attraverso la Storia, dal secolo scorso il Bel Paese ha sposato le idee della Germania nazista (dei nonni e dei bisnonni dei tedeschi attuali) ammirandone e scimmiottandone l’efficienza per poi abbandonarsi acriticamente agli Angloamericani. Assimilandone cultura e orientamenti.
Senza dimenticare l’influenza concessa al Vaticano nella politica di uno Stato che avrebbe dovuto essere indipendente e sovrano.
Un Paese che non ha conosciuto l’orgoglio nazionalista di una Francia o di un Regno Unito. Costituitosi con un processo risorgimentale tardivo ed imperfetto; mai veramente unito, sempre memore dei liberi Comuni. Fors’anche diviso dalla Storia e dalla Geografia.
Un’Italia continentale ricca ed operosa, a vocazione europea, storicamente influenzata dai vicini d’oltralpe, Francesi o Austriaci. Anche Svizzeri, in misura minore.
Un’Italia centrale, ingioiellata da perle di cultura universalmente riconosciute ed apprezzate.
Per secoli Regno della Chiesa. Anima del Rinascimento italiano e della Roma imperiale.
Un’Italia meridionale ed insulare incantevole che fu Magna Grecia, ospitò Federico II°, armonizzò la cultura araba e normanna a quella delle popolazioni locali. Fino al prestigioso Regno delle due Sicilie.
Climi e mentalità così diversi e complementari che tuttavia hanno sempre faticato a trovare una loro alchimia.
Una popolazione ricca e variegata, capace di slanci di generosità esemplari e di omertà rivoltanti. Di intrigante indisciplina, di coraggiosa solidarietà, di sottili quanto subdoli compromessi, come di cieche e colpevoli obbedienze.
Ma ciò che è più esasperante è l’individualismo di questo popolo, ancorché composto, come abbiamo visto, da diverse nazioni. Ergo, non è neppure necessario il minimo impegno da parte dei governanti per favorire il “divide et impera” utile a lavorare indisturbati.
L’unità, la capacità di riflessione critica, l’esigenza di comprensione antesignana all’accettazione disincantata ed alla condivisione intelligente difettano drammaticamente agli Italiani.
È questo, a mio modesto parere, l’anello debole del paese Italia.