Intervista a Cristina Mezzaroma, presidente della Fondazione SS Lazio 1900: la solidarietà biancoceleste tra psicologia, ambiente, salute e inclusione
Intervista a cura del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso
Ho incontrato a Formello la dottoressa Cristina Mezzaroma, eletta presidente della Fondazione SS Lazio 1900 lo scorso febbraio e che sta portando avanti, insieme alla dottoressa Gabriella Bascielli, nominata segretario generale, una serie di interessanti progetti di solidarietà e sensibilizzazione a sostegno di giovani e adulti che presentano diversi tipi di difficoltà, in alcuni casi di tipo motorio, in altri di tipo cognitivo e in altri ancora, di tipo socioeconomico.
La prima intervista che mi ha concesso è stata pubblicata sul quotidiano Il Tempo, ecco la versione digitale:
Una seconda intervista è in pubblicazione sul settimanale Visto in edicola a partire dal 5 dicembre 2024.
Abbiamo poi deciso di approfondire maggiormente i temi centrali, accordandoci per una nuova intervista, la terza, che è quella che state per leggere di seguito: gli spazi di pubblicazione sulla stampa online sono maggiori rispetto al cartaceo, ed è per questo che potrete avere una panoramica completa sui progetti già realizzati e quelli in via di sviluppo.
Oltre alle opere di bene, Cristina Mezzaroma ha avviato un percorso di approfondimento su temi importanti per tutti: dalla psicologia all’ambiente, passando per la i progetti solidali e all’inclusione. Per meglio divulgare queste tematiche delicate, per cui è urgente trovare soluzioni utili alla società, a partire dal 20 Settembre di quest’anno è stata lanciata una nuova trasmissione televisiva trasmessa dagli studi della Lazio dal titolo Ente Morale.
Perché la Lazio, va ricordato, non è solo una squadra di calcio ma è anche Ente Morale dal 2 Giugno 1921 grazie all’elevazione da parte di Re Vittorio Emanuele III.
D – a inizio anno il Collegio dei Fondatori della Fondazione S.S. Lazio 1900 ETS ha scelto una governance a tinte rosa, eleggendo all’unanimità lei nel ruolo di presidente e la dottoressa Gabriella Bascelli in quello di segretario generale: la solidarietà biancoceleste sentiva l’esigenza della sensibilità femminile?
R –mettiamola così: gli uomini sono sicuramente più pragmatici, noi donne abbiamo doti di lungimiranza, di pazienza ma anche di concretezza che ci permettono di vedere le cose sotto una prospettiva diversa. Sfruttando queste doti, insieme alla dottoressa Bascelli e ad altre due signore che abbiamo deciso di coinvolgere, ci riuniamo periodicamente per fare quelle che io amo chiamare “quattro chiacchiere tra ragazze” e da cui scaturiscono i progetti che stiamo realizzando da qualche tempo. Tengo a precisare che anche prima del nostro avvento la Fondazione sviluppava e portava avanti progetti importanti, ma ciò che abbiamo in mente di fare ora è di stabilizzare questi progetti, far si che non si limitino a una giornata di solidarietà o di sensibilizzazione su un tema specifico, ma che restino come punto di riferimento stabile.
La dottoressa Cristina Mezzaroma, prima da sinistra, insieme al direttore del DAP Giovanni Russo (con la maglia di Pedro in mano)
D – Ente Morale è il titolo della nuova trasmissione televisiva che ha fortemente voluto come contenitore di divulgazione delle tematiche socio solidali di cui si occupa: che tipo di informazioni vengono diffuse durante le puntate?
R –si tratta di una trasmissione con una linea editoriale dedicata a temi delicati e di interesse generale, come la psicologia dello sport e più in generale, la psiche e le sue sfaccettature, ma anche i disturbi della sfera alimentare, i progetti di solidarietà che realizziamo come Fondazione SS Lazio 1900 e poi l’autismo, la non violenza…ci prefiggiamo lo scopo di informare in maniera approfondita giovani e adulti su questioni di cui si parla poco o se ne parla male.
D – so che avete coinvolto alcuni specialisti per divulgare queste informazioni ma anche per sviluppare certi progetti
R – si, prendiamo per esempio i disturbi del comportamento: esiste ancora un pregiudizio su questo tipo di problematiche, invece è necessario far comprendere, attraverso la divulgazione, che si tratta di disturbi come altri, che coinvolgono sì la mente e il comportamento, ma che vanno trattati come qualsiasi altro problema che interessa gli organi del nostro corpo. Abbiamo coinvolto lo psicologo dello sport, dottor Vincenzo Chiavetta e la dottoressa Daniela Palma, psicoterapeuta, che partecipano attivamente alle trasmissioni televisive ma soprattutto, ai progetti. C’è molto entusiasmo intorno a questo progetto di sostegno psicologico e abbiamo notato grande interesse anche da parte degli atenei che abbiamo contattato per proporre la partecipazione di alcuni tirocinanti. Pensi che l’Università Europea di Rome e l’Università La Sapienza, ci hanno mandato 5 tirocinanti ognuna, ma solo perché esistono limiti di legge solo 5, altrimenti le richieste di partecipare attivamente sul campo, sarebbero molte di più. Vedremo, col passare del tempo, se riusciremo a superare anche questi limiti e ad avere un maggior numero di tirocinanti.
D – come si svolge la partecipazione dei tirocinanti?
R – i giovani atleti si allenano due o tre volte alla settimana, desideriamo sempre che anche i genitori siano presenti, si sentano coinvolti in un progetto di vita che vede protagonisti i loro figli. I tirocinanti, a loro volta, sono presenti sul campo, osservano i comportamenti, le reazioni, i sentimenti di questi giovani calciatori, che non sappiamo ancora se continueranno questo percorso sportivo ma che, in ogni caso, resterà per loro un momento importante di crescita e di sviluppo che li accompagnerà per tutta la vita. Per i tirocinanti si tratta di un’importante occasione professionalizzante, toccano con mano l’attività di analisi del comportamento ma senza essere giudicanti, perché non è questo il ruolo di chi va a sostenere la sfera psicologica dei giocatori.
D – Healt for Children è un altro dei progetti che avete sviluppato e che si è tenuto lo scorso 8 Ottobre presso lo Stadio Olimpico di Roma. Avete portato 100 ragazzi accolti in 10 diverse case-famiglia offrendo loro l’opportunità di sottoporsi gratuitamente a controlli medici: come hanno vissuto questo evento e come le è venuta l’idea di organizzarlo?
R –la Lazio aveva già attivato da un paio di anni un progetto simile ma non organizzato come quello di quest’anno. Per un paio di anni sono stati organizzati dei congressi, proposti dal professor Rodia e sostenuti dalla Fondazione SS Lazio 1900, incentrati unicamente sull’ortopedia, congressi che hanno ottenuto un notevole successo in Italia con una certa risonanza a livello europeo. Ho pensato che fosse arrivato il momento di aggiungere qualcosa, ed ecco l’idea: organizzare una giornata di prevenzione, prendendo in considerazione le aree mediche fondamentali e facendo partecipare giovani meno fortunati, che abbiamo scelto tra quelli ospitati in 10 case-famiglia di cui conoscevamo l’esistenza. Abbiamo offerto loro la possibilità di essere visitati e controllati da specialisti in cardiologia, dermatologia, otorinolaringoiatria, ortopedia e oculistica. Pensi che alcuni bimbi non avevano mai visto un medico in camice e c’è stato un momento particolarmente commovente quando il professore di dermatologia, un colonnello dell’Ospedale Militare Celio, a un certo punto si è sfilato il camice è ha detto “Lo tolgo perché non voglio che si spaventino”.
D – un altro progetto in corso è quello che avete denominato “Rimettiamoli in gioco”, una raccolta solidale di calzature sportive da donare ai detenuti di Regina Coeli e Rebibbia, iniziativa promossa da CSI Roma e in collaborazione con Calcio Free Style e Francescani nel mondo. Quanto è importante dare speranza ai detenuti in un periodo storico in cui la solidarietà e l’inclusione sono sempre più rari?
R – è stato Alessandro Pellas del CSI a parlarmi di questo progetto, che ho voluto abbracciare perché mi piace anche il messaggio che se ne trae. Le scarpe si calzano ai piedi che ci permettono di camminare verso nuove mete, alternative di vita, speranza di un miglioramento per i meno fortunati o per chi aveva fatto scelte sbagliate. Quando avviammo la raccolta il mio entusiasmo era alle stelle, ho immediatamente avviato la richiesta di donazione di scarpe al punto da far rischiare a tutti di restare scalzi, qui a Formello. A parte questo, ho coinvolto anche l’Anas e l’Università Europea, ottenendo un certo successo per questa iniziativa ancora in corso. Mi piace consigliare ai ragazzi, a cui non chiediamo di cedere le loro scarpe sportive, di chiedere di fare questo gesto ai padri, ai genitori. È un modo per formarli, fin da piccoli, alla solidarietà. La consegna delle scarpe, che stiamo raccogliendo attraverso appositi corner, avverrà nel mese di gennaio del 2025.
D – state lavorando a un nuovo progetto sul tema dei disturbi del comportamento alimentare. Di bulimia e anoressia, le due patologie più diffuse e conosciute, si parla poco e a volte anche male. Com’è nata questa idea e come la porterete avanti?
R – è un’idea che è scaturita parlando con la presidente dell’Associazione Animenta, Aurora Caporossi, che si occupa di disturbi alimentari e divulgazione per sensibilizzare l’opinione pubblica. Abbiamo così pensato di invitarla in trasmissione per parlare approfonditamente di questi temi e ho intenzione, anche, di coinvolgere giovani e genitori per sviluppare un programma di divulgazione che non si fermi alle informazioni specialistiche. C’è tanto da fare per tentare di arginare questi disturbi che, in una certa misura e in certi casi, sono alimentati dalle mode, da ciò che giovani e adulti trovano sui social network, da imposizioni sociali.
D –insieme a suo marito, il presidente Lotito, avete reso concreto il termine solidarietà decidendo di aiutare un cittadino di 60 anni circa che aveva perso il lavoro e che, a causa di questo, non mangiava da giorni al punto di svenire durante la sua disperata ricerca di un lavoro che voi avete proposto. Nella società attuale un simile gesto vi rende speciali…
R – sono venuta a conoscenza della storia di quest’uomo mentre facevo colazione e leggevo il giornale. Ho subito pensato che sia inaccettabile, nel 2024, che possano esistere casi simili, di un padre che arriva a non mangiare pur di alimentare il figlio e tutto questo, per aver perso il lavoro e trovare grandi difficoltà per trovarne un altro. Oltretutto, in un periodo storico in cui si gettano tonnellate di cibo e stiamo a dieta per non ingrassare! Un vero controsenso sociale. Non pensiamo di essere speciali, ma è vero che la solidarietà è un criterio che si è perso ed è urgente farlo tornare a circolare.
D – passiamo a Squadra Special: ci racconti di che tipo di squadra si tratta
R –Squadra Special è una squadra di quarta categoria che la Lazio ha deciso di adottare e io me ne sono innamorata. Il nome effettivo della squadra è “La lepre e la tartaruga” e sono stati dotati di una divisa che li contraddistingue. La squadra è composta da persone speciali, che presentano vari disturbi della sfera cognitiva ma che, quando giocano insieme, creano una vera sinfonia. Un’esperienza che emoziona loro ma soprattutto noi.
D – lei è instancabile e lo confermano i tanti progetti ed eventi che organizza, come quello recente di scambio esperienziale che ha visto protagonisti i ragazzi dell’Associazione “Oltre il Blu” di Termoli con il sostegno di Molise Biancoceleste.
R – l’evento si è svolto lo scorso 27 ottobre, durante la partita Lazio-Genoa. Devo ammettere che è stata un’esperienza davvero emozionante, a tratti divertente e in altri momenti commovente. I ragazzi sono stati incredibilmente partecipativi, come quando la Lazio ha segnato e loro hanno espresso gioia attraverso un boato di emozioni e colori, come emozionante è il mondo dell’autismo, dove i genitori di questi ragazzi si aiutano tra loro, confermando così che la solidarietà è alla base della riuscita di tante cose ed è la soluzione a molti problemi. D’altronde, in un sistema che presenta carenze di tipo legislativo e il welfare presenta molte mancanze verso chi ha più bisogno, è auspicabile che altri progetti di solidarietà si affianchino a quelli esistenti.
D – l’accordo di collaborazione che la Fondazione SS Lazio 1900 ha stretto di recente con il DAP, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, con la ratifica firmata da lei e dal capo del DAP, Giovanni Russo, prevede una serie di progetti a sostegno delle persone detenute nelle carceri del Lazio e prevede il coinvolgimento di ex atleti, atleti, funzionari della polizia penitenziaria e altre figure.
R – sono onorata, come rappresentante della Fondazione della SS Lazio 1900, di aver stretto questo accordo con il DAP, anche perché per la prima volta il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha deciso di dare fiducia a una realtà sportiva e ha scelto la nostra. Daremo il meglio di noi anche per questo progetto. Come Fondazione siamo preparati a offrire formazione e a trasmettere i valori del rispetto e della civiltà, criteri che i colori biancocelesti rappresentano da sempre.
***Foto di copertina: Cristina Mezzaroma con il direttore del DAP, Giovanni Russo